Mulino Varesio

Bussoleno

La data d’impianto del Mulino risale sicuramente a molto prima della costruzione della cinta muraria (che è della fine del Trecento). È riconducibile all’XI/XII secolo, quando il mulino si chiamava Mulino del Piano di Bussoleno per distinguerlo dall’altro mulino comunale, il mulino montano della Ravoira.

Nel 1797 fu ceduto al Comune di Bussoleno che ne rimase proprietaria e lo gestì fino al 1930 dandolo di volta in volta in locazione attraverso asta pubblica a mugnai locali con brevi contratti della durata dai tre ai sei anni.
A partire dall’inizio del Novecento la storia del Mulino del Piano viene ad intersecarsi con la storia della famiglia Varesio, che questo mulino ha gestito per oltre ottant’anni, attraverso tre generazioni di mugnai. Tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento tre giovani fratelli originari dell’Astigiano, dove già esercitavano il mestiere di mugnai, si trasferirono infatti con le loro famiglie in Valle di Susa, assumendo la conduzione di diversi mulini locali (Bruzolo, Mattie, Rivera di Almese, Condove e Bussoleno). Si chiamavano Michele, Giuseppe e Secondo Varesio. Michele arrivò a Bussoleno nel 1905, dopo essere stato mugnaio a Bruzolo ed ebbe in concessione il mulino del piano fino al 1911. Nel 1913 gli subentrò il figlio Secondo, che gestì il mulino ininterrottamente fino al 1949, con la collaborazione del cugino Camillo Varesio, apportando negli anni significative migliorie all’impianto mediante la sostituzione delle macine e l’introduzione di nuovi macchinari.

Contemporaneamente Secondo, che aveva una spiccata vocazione imprenditoriale, aprì nei locali adiacenti al mulino un laboratorio di falegnameria, sfruttando l’energia prodotta dalla ruota idraulica del mulino. Nel periodo della Grande Guerra cominciò, quasi in sordina, la produzione di macchine per mulini di sua invenzione (soprattutto pulitori da grano e buratti), che si sviluppò decisamente a partire dagli anni Venti, diventando la sua occupazione prevalente e più redditizia per oltre trent’anni e garantendogli un buon successo economico.

Nel 1930 acquistò infine il fabbricato comunale che teneva in locazione, comprendente il mulino, l’abitazione civile e l’officina, e già l’anno successivo lo ampliò e modernizzò, sfruttando una porzione della piazzetta antistante.

Secondo Varesio morì improvvisamente nell’ottobre del 1949, all’età di 63 anni lasciando il mulino in eredità al figlio Giuseppe.

Giuseppe decise di riprendere in mano il mulino, rivoluzionandolo completamente e

trasformandolo nell’impianto che ancora oggi possiamo ammirare. Il suo progetto prevedeva l’inserimento all’interno del vecchio mulino a macine ottocentesco, e senza lo smantellamento di quest’ultimo, di un nuovo impianto di macinazione a laminatoi a cilindri (in pratica il mulino moderno, la tecnologia ancora utilizzata ai giorni nostri). Questa particolarità di configurazione e di assetto tecnologico che rende l’impianto un “unicum” nel panorama degli opifici per la macinazione dei cereali del Piemonte attualmente visitabili. L’attività del mulino Varesio cessò definitivamente l’11 maggio 1988.

Dal momento di chiusura attività, iniziò un lungo periodo di oblio, che durò fino al 2011 quando il Comune acquistò il fabbricato, comprendente il mulino, l’abitazione e il laboratorio, con l’impegno dichiarato di trasformarlo in museo. Da quel momento Secondo Varesio, ultimo erede della famiglia di mugnai, e il prof. Sergio Sacco mettono a disposizione competenze ed esperienza proponendo al Comune di Bussoleno “un progetto per la valorizzazione del sito, i cui punti cardine sono il restauro della parte meccanica dell’impianto di molitura e l’adeguamento a fini museali del laboratorio annesso al mulino.

  Via Valter Fontan 6, 10053 Bussoleno visitabussoleno@comune.bussoleno.to.it

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